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ESPRIMERE LE EMOZIONI PER LA SALUTE DEL NOSTRO CUORE

DARE VOCE ALLE EMOZIONI
E' esperienza comune quella di sentirsi 'stressati'. Spesso però si attribuisce lo stress a situazioni esterne senza considerare quanto anche le emozioni giochino un ruolo centrale.
Non è quindi tanto l'evento esterno in sé ma la presenza di schemi emotivi interiorizzati (sentimenti ricorrenti di preoccupazione, ansia, agitazione, impotenza, rabbia, insicurezza, indecisione...) a generare disagio.
Pensando a ciò diviene fondamentale imparare a prendere familiarità con le proprie emozioni, allenarsi a riconoscerle e dar loro un nome ed un significato.
”Date parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza”: così Shakespeare parla del bisogno di esprimere le nostre emozioni attraverso il re Malcolm in Macbeth (atto IV scena III).
Gli psichiatri Sifneos e Nemiah parlano di “alessitimia” come della difficoltà a leggere le emozioni, condizione che contribuirebbe a peggiorare una condizione organica patologica preesistente; viceversa già altri studi hanno evidenziato come la sfera emotiva positiva può influenzare la prognosi di una malattia, potenziando i processi terapeutici sanitari.
Un recente interessante studio di Meenakshi et altri pubblicato su Psichology & Health nel giugno 2018 riporta un'associazione tra Pressione Arteriosa (PA) e la propensione al riconoscimento e identificazione delle emozioni. In questo studio ai partecipanti veniva affidato il compito di classificare le emozioni percepite nelle immagini di espressioni facciali, nominando l’emozione e il suo livello di intensità nella manifestazione. Il gruppo dei soggetti normoteso risultava più accurato nella prestazione rispetto agli individui pre-ipertesi (livelli borderline di PA) e a quelli ipertesi. In generale i soggetti con alti livelli di PA avevano prestazioni meno accurate nel riconoscere le espressioni facciali, facendo ipotizzare una minore dimestichezza con i vissuti emotivi.
Come in questo studio già altri precedenti hanno rilevato una correlazione tra ansia elevata e incidenza di disturbi coronarici (Pancheri, 1988) come possibile fattore aggiunto a quelli di tipo organico e fisiologico a sfavore del benessere e della salute personale. Altri contributi hanno anche riscontrato che la tendenza a reprimere manifestazioni di ostilità e rabbia e la soppressione dell'aggressività collegata siano associate ad un maggiore rischio di Ipertensione Arteriosa (M. Biondi e G. Reda, 1984; Spielberger et al 1985).
Sembra quindi plausibile quanto affermava Shakespeare in linguaggio teatrale: lasciar parlare le nostre emozioni può essere protettivo per il nostro sistema cardiocircolatorio, favorendo un migliore impatto delle cure mediche e farmacologiche. E quando questo risulta difficoltoso la Psicologia può venire in aiuto, potenziando gli interventi terapeutici di tipo medico e consentendo una più profonda conoscenza di sé e del proprio modo di sentire e di comunicare con sé stessi e gli altri.